Scuola

 

 

Il lavoro pubblicato è risultato vincitore del Premio Fibrenus 2001, e scava nella scuola elementare di ieri. Si cerca di riflettere su come "il vivere la scuola"abbia avuto e continui ad avere importanza per molte generazioni. Le testimonianze dirette permettono di capire, infatti, che il ricordo di alcuni episodi scolastici belli o brutti, della figura dell'insegnante è ancora vivo, dopo molti anni, nella mente di ciascuno.

Pubblicato nel 2002.



In copertina: "Scuola all'aperto"
tecnica mista su carta
Stefano Giovannone

 
 
 

Dalla cronaca di un quotidiano nazionale riportiamo i seguenti accadimenti:


"Si è concluso oggi, all'ora di merenda, l'occupazione silenziosa e non violenta di una nota scuola elementare della città. Dopo 48 ore che hanno tenuto con il fiato sospeso il mondo dei piccoli, finalmente il felice epilogo con l'accettazione da parte di un comitato etico cittadino, appositamente formatosi, del "decalogo aureo", così come formulato dai ribelli". Ma facciamo un passo indietro. L'altro ieri, subito dopo l'ingresso a scuola, i rappresentanti delle cinque classi elementari, approfittando dell'arrivo del direttore didattico, hanno letto un comunicato alla presenza di tutto il corpo docente, nel quale manifestavano la solidarietà di tutti i bambini, alla scuola, ai maestri e anche al direttore. "In questi tempi difficili, continuava il comunicato è in corso un subdolo tentativo di colpo di mano ad opera dei reparti più reazionari della società contemporanea, per l'instaurazione di una dittatura della globalizzazione imposta con l'ausilio di perfidi strumenti di persuasione di massa, quali: la televisione, i videogiochi e da ultimi ma non meno pericolosi, i telefonini per l'infanzia. Noi, sparuta, ma decisa minoranza, intendiamo contrastare questa funesta ondata di piena ergendo uno sbarramento alle nostre coscienze, così pericolosamente minacciate dalle acque limacciose di questo flagello dell'ultima generazione umana. Siamo in prima linea al fianco dei nostri valorosi educatori pronti a resistere qualunque cosa accada". Quanto stava accadendo all'interno della scuola ha avuto una immediata eco nel quartiere; non è trascorsa un'ora che tutti i genitori affollavano l'atrio d'ingresso chiedendo informazioni sulla salute fisica e mentale dei propri figli. Uno stato di comprensibile agitazione regnava sovrano. Ma da dietro quella porta. (i bambini si erano asserragliati nel locale palestra con tutto il corpo docente e non) non si udivano risposte. Alcune mamme, le più apprensive, hanno tentato di comunicare via SMS con i loro piccoli, invitandoli a pranzare con loro da Mc Donald; ahimé tutto vano! Ad ogni proposta dei genitori sul video del loro telefonino si accendevano solo due lettere: NO!

A questo punto il Signor persona ricca ed influente, per tagliare la testa al toro e tornare il più velocemente possibile alla sua scrivania di radica, intorno alla quale lo attendeva una delegazione coreana, s'impegnava ad organizzare, a proprie spese, un viaggio per tutta la scolaresca, al salone del videogioco in svolgimento al centro fiere di Milano: trasporto, vitto, alloggio, ingresso e videogiochi gratuito per tutti! Tutti i genitori con il sorriso stampato sul volto applaudirono commossi all'iniziativa risolutrice, certi che da lì a qualche istante avrebbero assistito ad una invasione festante dei piccoli rivoltosi, con immancabili baci, abbracci, carezze e qualche scappellotto!

Ma dopo 30 interminabili secondi, sul telefonino al plasma indiano del ricco industriale, comparve a caratteri gotici la temuta negazione: NO!
Su di un foglio di carta riciclato, fatto passare sotto la porta, venivano comunicate le condizioni della resa:


  1. Drastica riduzione delle attività parascolastiche, quali: danza, nuoto, tennis, lingue, pianoforte, canto, ecc.… Ogni bambino potrà essere iscritto ad un solo corso, a sua insindacabile scelta;
  2. Rimozione di ogni strumento televisivo dalla sala da pranzo, dalla cucina, e dalla camera da letto;
  3. Tutti i genitori si astengono dal proporre come modello per i propri figli questo o quel personaggio dello spettacolo, della politica o dello sport;
  4. I genitori s'impegnano a giocare fisicamente con i propri figli senza l'ausilio di apparecchiature elettroniche mobili o fisse;
  5. I genitori riconoscono e accettano il primato della scuola sulla vita. E‚ la scuola che deve prepararci ad affrontare la vita nella società e non la società che deve imporre i suoi dettami alla scuola.



E altre regole ancora che con un po' di buon senso tutti sono in grado di riconoscere e osservare. A tutti quei valorosi bambini va tutta la nostra solidarietà. I figli sono senza ombra di dubbio, la risorsa più preziosa, il bene profondo. Come possiamo permettere che degli strumenti senza anima, frutto di un mondo che non ci piace, possano sostituirsi a noi nell'educazione dei nostri figli?

Bisogna avere il coraggio di staccare quelle spine e accendere il lume della fantasia. Gli occhi dei nostri figli brilleranno di una luce propria, non più riflessa, e all'origine di quella luce c'è lo spirito di un uomo consapevole del grande affetto dei suoi genitori. Su queste fondamenta si costruisce un avvenire migliore, i nostri genitori, come i nostri nonni hanno fatto tanti sacrifici per portare a compimento i loro studi. Spesso per andare a scuola hanno dovuto combattere contro la stanchezza fisica, la povertà, le intemperie, le distanze, la fame. Gli alunni di oggi devono combattere altre battaglie, prima fra tutte, quella per l'affermazione della loro unicità. La scuola probabilmente esisterà sempre, per lo meno fino a quando non inventeranno un microchip da inserire nel cervello nel quale sarà possibile contenere l'intera enciclopedia Treccani. Ebbene fino ad allora la scuola è e resterà il punto di riferimento di ogni generazione che si rinnova. Insegnare ad ogni bambino le potenzialità del proprio intelletto, stimolarne la capacità di discernimento, consegnare a ciascuno la propria chiave d′ingresso al meraviglioso mondo della conoscenza, tutto questo nell'interesse più generale della comunità che è già pronta a riceverlo: di questo la scuola si fa carico, ieri come oggi.

Officina della Cultura 
Riccardo Pagnanelli